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25 Aprile 2013 - Messaggio del Sindaco

PDF  Stampa  E-mail  Scritto da Administrator    Venerdì 26 Aprile 2013 10:12

Care concittadine e cari concittadini, cari giovani, ragazzi, cari tutti,

stamattina riflettendo su questo messaggio, mi domandavo se fosse ancora importante sottolineare con una cerimonia il significato e se volete il senso di questa giornata.

Mi chiedevo se avesse un senso parlare del 25 aprile del 1945, se avesse un senso soffermarsi su quella giornata nella quale liberando Milano i Partigiani e le truppe alleate hanno liberato l’Italia intera consentendole di voltar pagina, una pagina terribile di orrore e violenza, se avesse ancora un senso legare a questa giornata parole come democrazia e libertà.

Questo 25 aprile, cade in un momento tra i più difficili, forse il più difficile che la nostra democrazia ha vissuto dopo la tragedia della guerra.

E allora mi chiedo, e chiedo a voi tutti:

sarebbe possibile oggi manifestare il proprio dissenso, esprimere con forza la propria contrarietà, andare in piazza, creare movimenti politici nelle sedi come nella rete, sarebbe possibile esprimere liberamente la propria opinione, sentirsi liberi di giudicare, sarebbe possibile tutto questo se non ci fosse stata quella giornata, e quello che ha preceduto quella giornata, nella quale 68 anni fa una moltitudine di donne, uomini, giovani, hanno tutti insieme dimostrato che il bene più prezioso che abbiamo è la libertà.

E allora la mia risposta è certamente positiva: è giusto, è necessario, è importante essere in piazza questa sera.
E sapere che per la libertà che oggi viviamo, c’è stato qualcuno che ha dovuto sacrificarsi, ci rende ad un tempo tristi ma anche orgogliosi.

Il Presidente Napolitano, nel suo discorso pronunziato il 25 aprile dell’anno scorso,  ha citato la testimonianza di un giovane studente di giurisprudenza condannato a morte e fucilato nella piazza Grande di Modena il 10 novembre del 1944, che con una lettera di addio salutava così i suoi amici:

“cari amici, dobbiamo guardare ed esaminare insieme che cosa? Noi stessi!

Per abituarci a vedere in noi la parte di responsabilità che abbiamo dei nostri stessi mali. Qui la nostra colpa: come mai, noi italiani, abbiamo abdicato, lasciato ogni diritto, di fronte a qualche vacua, rimbombante parola?........ci siamo fatti strappare di mano tutto….Credetemi la “cosa pubblica” è noi stessi. Al di là di ogni retorica, constatiamo come la cosa pubblica sia noi stessi, la nostra famiglia, il nostro lavoro, il nostro mondo insomma……se non ci appassioniamo a questo, se noi non lo trattiamo a fondo, specialmente oggi, quella ripresa che speriamo, a cui tenacemente ci attacchiamo, sarà impossibile.

Come vorremmo vivere domani? No , non dite di essere scoraggiati, di non volerne più sapere. Pensate che tutto è successo perché non ne avete voluto più sapere!”

Giacomo Ulivi, 19 anni, studente di giurisprudenza

E allora si, ha un senso ritrovarsi in piazza a ricordare quella giornata, se questo migliora il nostro senso del Bene Comune, delle ragioni che tengono insieme noi tutti, e ci aiutano a comprendere che solo se ognuno di noi sarà capace di difendere questo Bene, può essere assicurato futuro e speranza.

Nella lettera citata quel “credetemi, la cosa pubblica è noi stessi” è di una straordinaria attualità proprio in questo tempo difficile che viviamo.

Abbiamo voluto, con un generoso gesto di giovani che ringrazio, ricordare con tanti manifesti posti nelle piazze del nostro paese, che questi valori, queste ragioni dello stare insieme di un popolo, di una comunità, sono scritte nella nostra straordinaria Carta Costituzionale. Abbiamo ricordato, con gli articoli della Costituzione, che questi rappresentano i riferimenti per noi tutti.

Difendiamola, sentiamola nostra, impariamola, mettiamola al centro dei nostri confronti nelle associazioni, nelle iniziative delle Scuole, nelle scelte e nelle ispirazioni che gli Amministratori compiono quotidianamente.

Nessuno si senta fuori da questo monito di responsabilità, ognuno per il suo.

Questo è il motivo per cui vivo personalmente la sofferenza di queste interminabili giornate di racconti angoscianti, di risposte non possibili, di un disagio che rischia di diventare disperazione.

Pensiamo però, allora, all’angoscia di quei tanti giovani che 70 anni fa si aspettavano un futuro migliore e invece sono morti portandosi con se tante speranze.

E allora Coraggio, passerà, e la nostra attesa sarà più breve se l’impegno è di tutti, se sapremo essere capaci di anteporre all’io il noi. E questo vale per la politica romana come per quella ad ogni livello, ma vale anche nel nostro quotidiano di cittadini.

Proviamo a pensare se, ad ogni scelta, anche la più semplice come la strada, il vicino, il rifiuto urbano, la piazza, il giardino, il traffico e se ad ognuno di questi aspetti del nostro vivere quotidiano, anteponessimo il noi all’io, l’interesse di tutti a quello personale di ognuno.

Io credo che da questo declinare di regole, interessi e comportamenti, si possa e si debba ripartire.
E concludo riferendo uno stralcio dell’appello rivolto dall’Anpi a noi tutti.

“La festa della Liberazione, cade a liberarci dalla tentazione di tirarci fuori, affidare il timone delle scelte e della guida pubblica alla casualità.

Il 25 aprile è un richiamo a tornare ad incontrarsi, a riflettere insieme, a partecipare e ridare ossigeno ad una democrazia calpestata.”

E allora essere nelle piazze tutti nella stessa giornata, in ogni Comune, ci fa sentire tutti nella stessa ed unica piazza, che rimette in moto speranza e traccia il futuro nel solco e nella certezza della nostra Costituzione, della Democrazia e della Libertà.

Viva il 25 aprile e viva l’Italia.

Ultimo aggiornamento ( Venerdì 26 Aprile 2013 19:22 )