69° Commemorazione caduti nel bombardamento del 26 giugno 1943

Stampa  Scritto da Administrator    Sabato 30 Giugno 2012 08:50
Spettacoli - Spettacoli e Manifestazioni

Cari Tutti,

si fa in fretta a passare dai toni gioiosi delle luminarie e della musica di queste giornate, a quelli gravosi, riflessivi e tristi di una commemorazione. 

Quella notte di 69 anni fa, questa comunità è stata sconvolta, la vita dei cittadini è stata stravolta, segnata in modo indelebile ed irriconoscibili sono rimasti i luoghi di quella tragica notte.

Quale il senso di una commemorazione, il valore da assegnare ad un evento seppure triste comunque lontano nel tempo e nei ricordi ormai quasi difficili da ricomporre?

69° Commemorazione caduti bombardamento del 26 giugno 1943La risposta la ritroviamo non tanto o meglio non solo nel provare a dare una corretta e veritiera versione di quanto accaduto, del suo perchè e soprattuttodel come questa comunità è stata ripagata, o meglio avrebbe dovuto essere ripagata, ma la risposta e le motivazioni le ritroviamo nel rileggere le tante storie di quella notte, le tante vite interrotte, lacerate, stravolte da un evento atroce, inspiegabile, drammatico, assolutamente disumano.

E' compito degli storici, risalire ai perchè e ai come,
A me, a noi tutti il desiderio di provare ad immaginare quella notte, a pensare a quelle vite, a quei luoghi, a quel contesto di difficoltà e di diffusa precarietà di luoghi e di contesti di vita.

Mi è capitato di leggere una storia che insieme a Voi questa sera vorrei rievocare per capire o se volete per non dimenticare.

E' una lettera scritta da un ragazzo, Vito, che rievocando il racconto della nonna dice così: “non capisco gli uccisori, ma le vittime mi interessano perchè mi appartengono............per questo non parlerò del bombardamento, perchè non riesco a capirlo, ma parlerò della storia di una bambina, che non poteva parlare e ascoltare. Si chiamava Maria, aveva 9 anni ed era sordomuta. Nonna mi ha parlato di lei ed ora mi sembra di conoscerla. ...non era mai andata a scuola.......e così insieme alla sorellina anch'essa sordomuta, stava sempre chiusa in casa.
Quando qualche volta usciva per strada, tornava subito dopo, perchè qualcuno l'aveva insultata, chiamandola la muta. E lei docile e calma, piegava la testa e scappava via..........................
Pasqua Rizzi era donna senza figli, viveva in un sottano della piazza difronte al Castello, vicino all'arco della Madonna, andava quasi ogni giorno a trovare la bambina e la portava con sé, la portava a casa sua e lì ogni notte dormivano insieme. Era tempo di guerra e ci si arrangiava come si poteva aiutandosi l'un l'altro. La guerra era presente, la si avvertiva dal poco cibo, dalle strade buie e da quegli aerei che ogni tanto sorvolavano il paese. Bombe non ne sganciavano, ma pur sempre rappresentavano la guerra. I ricordi si riconcentrano alla notte del 26 giugno del 1943, la notte il cielo si illuminò. ...mai si erano visti tanti aerei. All'improvviso apparve nel cielo una grande luce: gli sfollati di Bari che conoscevano quel segno gridarono “Scappate” “Bombardano”..........
Maria non udì il rombo degli aerei, ma la grande luce quella si, la vide e si spaventò. Allora fuggì dalla casa di Pasqua per andare dalla mamma. La rincorsero, la calmarono e la riportarono indietro, in breve nel sottano di Pasqua si erano riunite 14 persone.....
all'improvviso un grande scoppio fece tremare la casa e le persone si strinsero l'un l'altro. Pasqua prese i due bambini, Maria e Pasquale e li strinse a sé quasi a proteggerli con il suo corpo. Era la prima bomba ed era caduta lì vicino. Non sapevano che la seconda era destinata a loro. Poi ne scoppiarono tante altre. …............
di quella casa solo uno si salvò, e quando sgombrarono le macerie, videro una donna che teneva stretti a sé due bambini, i corpi furono portati nella chiesa dello Spirito Santo e li adagiati a terra. I ricordi si fermano qui, a quei corpicini adagiati uno accanto all'altro sulla pietra della chiesa.
A scuola ho studiato la 2^ guerra mondiale, ho letto di combattimenti, occupazioni, rovine immani e ho ascoltato i racconti della nonna. Ho compreso così cos'è la guerra: è una donna morta che difende invano con il suo corpo due bambini non suoi.”

Una lettera che è un racconto di una storia che tiene in sé la spietatezza della guerra sempre incomprensibile e che colpisce sempre i più fragili. Ma la guerra genera solidarietà spontanea che pervade le persone di buona volontà, capaci di compiere con spontaneità atti straordinari che danno in un attimo senso ad una intera vita.

A noi il compito di rievocare la storia delle persone, agli storici di ricomporre pezzi di verità. A tutti insieme l'obiettivo di accendere riflettori e attenzioni su un evento che con troppa fretta è stato rimosso e certamente non ha ripagato questa comunità per la forza che ha animato i suoi concittadini, per la solidarietà che è riuscita ad esprimere e per i danni alle cose e ai luoghi che ha inequivocabilmete subito.

La medaglia d'argento che nel 1997 è stata consegnata a questa comunità, riteniamo, sia solo un primo riconoscimento che serve a ricordare un evento tragico, ed una straordinaria capacità di questa comunità di rimboccarsi le maniche e ripartire.

Questo il monito alle generazioni, questo l'invito rivolto a tutti affinchè ognuno possa sentirsi parte di una stessa comunità anche oggi, in un momento tanto difficile per il contesto che viviamo, ricordando a tutti che insieme si può, ognuno secondo le sue competenze e responsabilità, ognuno per fare la sua parte, ognuno per costruire intorno a sè non un fortino, ma una grande rete, nella quale ciascuno si possa sentire importante ma non indispensabile.

Questo lo spirito che deve animare una comunità sana, questa la Sannicandro alla quale dobbiamo sentirci legati e per la quale dobbiamo lottare, prestare il nostro impegno di amministratori, di cittadini, di donne e uomini di questa terra.

A Voi Autorità, a Lei Eccellenza, a Lei Mons. Cacucci, che di questa comunità conosce e apprezza limiti e virtù, a Voi autorità militari, a Voi Associazioni, ultimamente così tante e partecipi, a Voi tutti consegno la volontà di una comunità desiderosa, operosa, non rassegnata e oggi nel ricordo di quel tragico evento, unita a rievocare quel grande spirito di solidarietà che 69 anni fa l'ha fatta ripartire.

Un pensiero alle famiglie delle vittime, di quei 34 bambini, di quelle tante vite interrotte, di storie stravolte, a loro un pensiero riverente. L'impegno dell'Amministrazione a conservare e alimentare la memoria storica di questa comunitàe dei suoi momenti che ne hanno segnato i tratti e la sua storia.

69° Commemorazione caduti bombardamento del 26 giugno 1943 - Discorso del Sindaco

A Voi cittadini di Sannicandro che mi ascoltate, l'appello a vivere e sentire come propri i segni della nostra storia, perchè da questo rapporto intimo di appartenenza, nasce il rispetto e il desiderio di custodirlo tra le cose importanti della propria vita.

Così come custodiremo tra le nostre felici esperienze il ricordo del momento intimo donatoci dal nostro Vescovo mons. Cacucci, che ci ha portato in ostensione lo scapolare dell'amato Padre Giovanni Paolo II. 

Un altro segno prezioso! 

E, difatti, sempre ci deve guidare il monito di una straordinaria figura della nostra terra, Don Tonino Bello, che afferma “Bisogna passare dai segni del potere al potere dei segni!!!”.

Si, i segni, se compresi, se rispettati, se sentiti e fatti propri, sono la sintesi autorevole di un pezzo di storia, quei segni sono capaci anche di indurre al rispetto ed alla riconoscenza. 

E quindi, una lapide, un giardino, una pagina di storia, un foglio di carta che racconta un sentimento e una storia sono segni capaci di determinare comportamenti, e modi di pensare, sono dunque capaci di determinare nnescare speranze.

Questo è il significato della nostra commemorazione, questo il segno da custodire e alimentare nei nostri cuori e nella nostra quotidiana testimonianza.

Grazie di cuore a tutti

Ultimo aggiornamento ( Martedì 02 Ottobre 2012 09:03 )